La famiglia nel bosco e quelle in città. Cosa ci rende bravi genitori?

 
 

I riflettori pubblici sono puntati su una famiglia che in provincia di Chieti abita in una casa nel bosco in condizioni di vita essenziali, a contatto con la natura, istruendo i figli usufruendo del diritto all’educazione parentale e in contatto con comunità che hanno scelto di vivere in modo simile. Ora il Tribunale dei minori dell'Aquila ha valutato di sottrarre i figli alla responsabilità genitoriale. 


Le prime indagini valutative e poi l’affiancamento da parte dei servizi sociali nascono a seguito di una intossicazione alimentare da funghi per la quale dal Pronto Soccorso è stata avviata, come la legge prevede, una procedura di verifica. 


Al momento i tre figli sono insieme alla madre in una comunità, separati dal padre e in attesa di sviluppi e di un possibile ricongiungimento. Il caso è divenuto presto internazionale dato che la coppia è di cittadinanza britannica e australiana. Ha scomodato psichiatri come Paolo Crepet, ma persino alcuni membri del governo italiano e lo stesso Primo Ministro Meloni che vorrebbe avviare una propria ispezione.


Le informazioni che giungono attraverso i media nazionali riportano le motivazioni della decisione del Giudice. Queste sono legate a tre elementi in particolare: la necessità di preservare l'incolumità fisica dei bambini, dovuta alle condizioni del casolare nel quale abitano; la deprivazione del confronto fra pari, perché i bambini non frequentano la scuola pubblica e non svolgono attività ricreative o sportive tradizionali; e l’assenza di entrate economiche fisse da parte dei genitori. 


Tutti questi motivi sono ritenuti "gravi e pregiudizievoli violazioni dei diritti dei figli all'integrità fisica e psichica”. Non è stato riportato nessun elemento di violenza o coercizione. Il prossimo 6 dicembre in Piazza Ss. Apostoli a Roma un gruppo di amici e sostenitori manifesterà in favore della famiglia, per la quale l'avvocato sta lavorando al ricongiungimento.


La vicenda mostra ancora tanti elementi da chiarire. Circolano anche fake news e semplificazioni. Tuttavia, essa suscita alcuni interrogativi sulla natura e lo scopo della responsabilità genitoriale.


Quali criteri i Servizi sociali sono chiamati a valutare per stabilire se la responsabilità di una coppia di genitori è esercitata in modo idoneo per il bene dei figli? Che esista una casa con tutti i confort, un’istruzione e attività extrascolastiche tradizionalmente intese, uno o meglio a stipendi con almeno tre zeri? Sono questi criteri universali e responsabili per giudicare l'efficacia e l'efficienza nel compito genitoriale?


Se può essere vero che in alcuni casi la mancanza di tali elementi (la casa, l’istruzione, il lavoro) può essere il sintomo di una situazione più grave, dovremmo però esaminare le situazioni sempre con maggiore profondità rispetto alle condizioni esteriori.


Leggendo i resoconti della vita di questa famiglia non ho potuto fare a meno di pensare ai milioni di famiglie profughe che vivono in condizioni apparentemente simili in quanto “privazioni” e non per scelta volontaria ma perché vi sono stati spinti proprio da coloro che hanno stabiliti gli standard sopra descritti.

Essi vivono in condizioni di sussistenza minima (sperando che non arrivi un’alluvione o la neve a peggiorare la situazione), senza nessuna entrata e senza un servizio d’istruzione continuativo, certamente privi di quelle esperienze di gioco e relazione serena sperimentabili in contesti definiti “normali". Nessuno si sognerebbe mai di togliere loro i figli e nessuno purtroppo giudica i governi che causano tali situazioni a danno di bambini e adulti.


Dovremmo chiederci: è possibile comunque essere genitori in simili condizioni ed esserlo con piena responsabilità per il bene dei figli? Certamente, la natura e il compito di essere genitori superano le sole condizioni materiali riscontrabili in una casa piena degli ultimi comfort tecnologici, in una istruzione d'eccellenza secondo i canoni umanistici e in un lavoro o due a tempo indeterminato.


Come genitori siamo chiamati per legge a provvedere cura, assistenza ed educazione e queste solo le stesse cose alle quali la Parola di Dio ci invita. La Parola specifica che tale cura, assistenza ed educazione favoriscano relazioni ricche, sane ed eque con Dio, le persone ed il creato e ciò può esprimersi in forme e in condizioni materiali diverse.


Possiamo avere una casa con molte stanze e i migliori servizi, lavori remunerativi, offrire le scuole migliori e contatti continui con i coetanei nei contesti più diversi compresi quelli digitali, eppure mancare di dare ai figli ciò di cui più hanno bisogno. Quando una famiglia è separata e genitori valutati inadatti da un tribunale umano, chiediamo quale sarebbe la valutazione di Dio rispetto ai suoi criteri valutativi? 


Situazioni come queste dovrebbero aiutarci a promuovere riflessioni più giuste sulla natura e la responsabilità genitoriale. Eccone alcune: può lo Stato stabilire un modello di vita normativo fino al punto da imporlo a tutti? Può la giurisdizione dello Stato intervenire nell’educazione di famiglie che fanno scelte educative non convenzionali ma pienamente legittime, al punto da sottrarre la potestà genitoriale? Non siamo in presenza di uno Stato che vuole invadere e sostituirsi alla sfera propria della famiglia?