Maria corredentrice: chiarezza o confusione?

 
 

Roma locuta, causa finita est (Roma ha parlato, la questione è chiusa). Questa frase tratta da Agostino (Sermone 131.10) è stata spesso utilizzata per sottolineare la solidità della struttura dell'autorità cattolica romana e la definitività del suo processo decisionale. Beh, dimenticatela. 


Dopo la Nota del Dicastero Vaticano per la Dottrina della Fede “Mater Populis Fidelis” (4 novembre), Roma ha parlato (sì), ma contraddicendo ciò che era stato detto in precedenza e rendendo la questione aperta. Stiamo parlando dell'attribuzione a Maria del titolo di “Corredentrice”, che riconosce il contributo di Maria alla redenzione del mondo compiuta dal Figlio. 


Nel corso dei secoli, l'accettazione di questo titolo si è diffusa nella pietà popolare, negli scritti di alcuni mistici e, più recentemente, nei documenti ufficiali dei papi Pio X e Pio XI. Anche papa Giovanni Paolo II amava parlare della partecipazione di Maria alla redenzione, ritenendola quindi degna di essere chiamata “Corredentrice”. Dopo il dogma mariano del XIX secolo dell'Immacolata Concezione (1854) e il dogma del XX secolo dell'Assunzione corporale (1950), in alcuni ambienti cattolici c'era l'aspettativa che Roma promulgasse il quinto dogma mariano, cioè Maria come “Corredentrice”, nel XXI secolo.


Mentre questi sviluppi nella devozione mariana erano in atto e in crescita, c'erano anche resistenze provenienti dagli alti vertici ecclesiastici. Ad esempio, il cardinale Ratzinger (prima di diventare papa Benedetto XVI) sosteneva che il titolo fosse soggetto a fraintendimenti e non fosse ancora sufficientemente chiarito dal punto di vista teologico; papa Francesco ha espresso riserve simili, temendo ambiguità e confusioni sulla natura esatta della “corredenzione” di Maria. 


Questa tendenza leggermente critica ha trovato eco nella Nota del Dicastero Vaticano. Il documento ripete sostanzialmente i commenti cauti di Ratzinger e Francesco: Maria come “Corredentrice” non è stato ancora chiarito teologicamente e il titolo è soggetto ad abusi se viene considerato in modo parallelo alla redenzione di Cristo.

L'elemento nuovo è che l'attuale Papa, Leone XIV, condivide queste preoccupazioni e ha approvato la Nota. Per questi motivi, per il momento, il Vaticano non darà il via libera alla promulgazione del quinto dogma, ma manterrà una politica attendista. Si tratta più di una sospensione temporanea del processo che di una battuta d'arresto definitiva.


È necessario fare alcune osservazioni. Innanzitutto, la mariologia cattolica romana ha sempre avuto correnti massimaliste e minimaliste. Il pendolo ha oscillato da una parte all'altra. La Nota segnala il fatto che quest'ultima è ora prevalente rispetto all'altra in Vaticano. Il movimento potrebbe cambiare in futuro, dato che la mariologia, non essendo governata dalla sola Scrittura, è concettualmente aperta ad evoluzioni. 


In secondo luogo, mentre la Nota è cauta sui nuovi sviluppi relativi al titolo di Maria come “Corredentrice”, ribadisce con fermezza la tradizionale mariologia cattolica romana fatta di dogmi, pratiche e devozioni non bibliche. Il documento ribadisce la visione della mediazione di Cristo come “inclusiva” e partecipativa, lasciando così spazio all'intercessione e alla mediazione delle grazie da parte di Maria e dei santi. Nella Nota non c'è alcuna teologia del “solo Cristo”!


In terzo luogo, il motore principale dello sviluppo mariologico è sempre stato la lex orandi (cioè la liturgia e la spiritualità) piuttosto che la lex credendi (cioè la dottrina). La Nota vaticana sottolinea un potenziale problema in quest'ultima, ma incoraggia vivamente la piena espressione della prima. In altre parole, la porta alla corredenzione di Maria non è definitivamente chiusa, ma solo socchiusa. Nonostante le visioni idealizzate del cattolicesimo romano, Roma non è l'entità stabile e coerente che pretende di essere. 


C'è un modo molto più vero e migliore per onorare Maria rispetto a quello indicato dalla Nota vaticana: imitare la sua fede e custodire la sua eredità secondo le Scritture, confidando solo in Gesù Cristo per la nostra salvezza.



N.B. Questo articolo è stato postato in inglese sulla rivista Evangelicals Now (6/11/2025).