Nicea, l’Italia evangelica e Milano in particolare
Come è già stato notato, quest’anno sono stati organizzati centinaia di eventi per commemorare e analizzare il credo di Nicea, redatto al concilio del 325. Se da una parte il mondo ecumenico si è basato sul credo per affermare l’unità infondata e anacronistica di tutti i cristiani, nel suo piccolo il mondo evangelico internazionale si è prodigato affinché le verità articolate nel 325 fossero riaffermate alla luce dei pilastri della riforma protestante. Cosa dire dell’Italia?
Mentre in ambito editoriale Studi di teologia ha dedicato il n. 73 “Nicea (325), Allora e ora”, approfondendo aspetti storici, teologici e ricettivi, e nelle chiese è stata incoraggiata la celebrazione dell’anniversario di Nicea durante la domenica della memoria istituita dall’Alleanza Evangelica Italiana, a Milano si è tenuta il 25 ottobre una conferenza di taglio accademico sullo stesso argomento.
Impegnata dal 2019 nell’organizzazione della Conferenza sulla teologia riformata a Milano (CTRM), la chiesa Filadelfia di Novate Milanese ha infatti deciso di dedicare l’edizione di quest’anno al credo niceno intitolando l’evento “Noi crediamo. Perché il Credo Niceno è importante per i credenti oggi?”
Alla presenza di un centinaio di persone nel teatro Testori di Novate, si sono tenute quattro presentazioni. Zachary Purvis, professore di storia della chiesa all’Edimburgh Theological Seminary, ha aperto le danze con una spiegazione del contesto storico-teologico del credo; Gavino Fioretti, pastore della chiesa Kiltearn in Scozia, ha esaminato la cristologia del credo, mentre Vincenzo Coluccia, pastore della chiesa Pietra Vivente a Lecce, ha illustrato la pneumatologia del credo. Chi scrive, invece, ha approfondito l’importanza della dottrina della Trinità nella vita cristiana. Un’occasione decisamente ricca e necessaria, per far (ri)scoprire e (ri)apprezzare agli evangelici questo fondamentale capitolo della storia della chiesa.
Una domanda sorge spontanea, riflettendo sulla località della conferenza. Cosa può dire il credo niceno a una città come Milano, da una parte profondamente secolarizzata e materialista e dall’altra attratta a una spiritualità vaga e indefinita promossa dalla stessa diocesi ambrosiana?
Per iniziare, almeno due cose, entrambe incentrate sul fuoco del credo, e cioè che, come attestano le Scritture, Gesù Cristo è l’eterno Figlio di Dio incarnato per la salvezza di chiunque crede. Quindi:
In una città con principi fluidi e ondivaghi, Cristo offre una fede, una speranza e un amore incrollabili. Il secolarismo ha portato con sé un’ondata di relativismo, nichilismo e mancanza di significato. Molti principi sono diventati fluidi, indefiniti, instabili. Oggi credo a una cosa, domani ad un’altra. Milano, città progresso, cambia costantemente e così i valori e le verità delle persone che vi abitano.
Confessare che Cristo è il Figlio di Dio incarnato sposta i riflettori da speranze contingenti a una speranza eterna. Cristo non è la creatura di Ario, ma la seconda persona della Trinità, presente dall’eternità e per l’eternità. La nostra fede si basa su Colui che era, è e sarà. Successo, ricchezza, reputazione, comfort, perdono il loro valore ultimo alla luce della fede di colui che regnava dall’eternità, ha servito ed è morto nella storia per amore dei suoi, e continua a regnare alla destra del Padre.
In una città dalla quale si cerca di evadere, Cristo radica la spiritualità nella realtà. Mentre il secolarismo nega Dio e le sue verità eterne, lo spiritualismo cerca un’alternativa al materialismo imperante attraverso vie di fuga vaghe e astratte. Soffocate dall’utilitarismo e dall’insoddisfazione di aver “guadagnato il mondo” ma di continuare ad essere perse spiritualmente, molte persone ricercano alternative trascendenti e ascetiche, sganciate dalla realtà di ogni giorno.
Confessare che il Figlio di Dio si è incarnato nella pienezza dei tempi è riconoscere una spiritualità radicata nella quotidianità, non lontana da essa. Il Padre ha creato tutte le cose per mezzo della Parola e in vista di essa. Quella Parola si è incarnata nella persona di Gesù Cristo, dimostrando di essere venuto in carne ed ossa per affermare ciò che è suo di diritto eterno. La vera spiritualità non è fuggire da una città impegnativa e drenante, ma vederla e viverla concretamente attraverso gli occhi dell’incarnazione del Figlio di Dio.
In una città piena di “confessioni” e “credi” inconsistenti e aleatori, la conferenza su Nicea è stata un utile strumento per testimoniare nuovamente la fede trasmessa ai santi una volta per sempre. Parafrasando Atanasio, l’evento, ha voluto in un certo senso comunicare questo messaggio alla città: Dio si è fatto uomo ed è morto per i peccati dell’umanità affinché i milanesi credenti entrassero per grazia attraverso la fede in comunione con Dio e partecipassero concretamente alla sua vita e realtà eterna.
Oltre Milano, tutta l’Italia ha bisogno di essere impattata da questo messaggio.