Sull’Europa gli evangelici brancolano (ancora) nel buio

 
 

“Troppo distante dal mio letto”. Con questo proverbio olandese, Jeff Fountain, direttore del Centro studi europei Robert Schuman di Amsterdam, ha descritto la posizione della maggioranza degli evangelici europei interpellati sul futuro dell’Europa. “Troppo distante dal mio letto”, cioè: è una questione che non ci riguarda, troppo lontana, troppo al di fuori degli interessi percepiti come vitali, alla fine indifferente. 

Parlando ad un seminario sugli evangelici e l’Unione Europea nel corso della conferenza europea del Movimento di Losanna, Fountain ha riportato i dati di una ricerca svolta tra organismi evangelici europei (Alleanze evangeliche di vari Paesi, agenzie di cooperazione, centri studi, scuole bibliche e facoltà di teologia, ecc.) sulla percezione evangelica del presente e futuro dell’Unione Europea. 

L’Europa è importante per gli evangelici? A quanto pare no. Il ventaglio di approcci – ha detto Fountain – è dominato dal “troppo distante dal mio letto”. Per la maggior parte degli evangelici, l’Europa è una questione politica percepita come lontana. Dietro questo distacco ci sono concezioni della fede che non si interessano di politica e non cercano di pensare alla politica con gli occhi della fede. Molti evangelici hanno al massimo qualche interesse per temi locali e nazionali, ma la politica europea sfugge al loro radar. Semmai echeggiano posizioni populiste o nazionaliste prevalenti nei loro contesti nazionali. Un secondo approccio (meno diffuso di quanto si pensi per la verità) è condizionato da convinzioni escatologiche che associano l’Europa alla fine dei tempi e alla venuta dell’anticristo. Questo filone si è ringalluzzito in occasione della Brexit, sulla sponda britannica. Poi ci sono voci che parlano dell’Europa come se dovesse essere una grande ong umanitaria che si occupa di migranti, tratta degli schiavi del sesso, ambiente, ma senza consapevolezza delle questioni di sistema e una visione per il futuro delle istituzioni europee. Quest’ultimo approccio è diffuso negli ambienti avvertiti sui temi “missionali”.

Il mosaico raccolto da Fountain è, a dir poco, penoso. Gli evangelici europei sembrano essere fuori da ogni seria discussione sull’Europa. “Mentre il cattolicesimo e il protestantesimo ecumenico hanno un punto di vista sull’Europa, gli evangelici arrancano, troppo frammentati e localistici”. Fountain ha concluso incoraggiando lo sviluppo di una teologia pubblica evangelica europea che si faccia carico di diventare un soggetto partecipante al dibattito sul futuro dell’Europa e ha presentato diverse proposte al riguardo volte ad incentivarla.

L’Europa è una cartina al tornasole della (scarsa) maturità evangelica sulla piazza pubblica. Quando affrontano i temi politici europei, gli evangelici tendono a ripetere i luoghi comuni prevalenti nel loro Paese di provenienza senza essere in grado di avere uno straccio di progettualità culturale ed istituzionale. Ancora non si è assimilato un pensiero sociale evangelico. Ancora non si conoscono i documenti evangelici sui vari temi di carattere sociale. Ancora c’è molto da lavorare sulle strutture di una visione del mondo biblica. Insomma c’è un deficit di cultura evangelica da colmare.

Nella ricerca di Fountain, peraltro ampia e documentata, mancava l’attenzione all’Italia evangelica. Non aveva preso nota del documento che l’Alleanza evangelica italiana ha prodotto sul futuro dell’Europa: “Un contributo evangelico ai lavori della Convenzione europea” (2003). In questo documento si articolava una visione dell’Europa basata su valori condivisi, la scelta di un modello federale per plasmare le sue istituzioni e l’indicazione di luoghi permanenti di confronto tra le varie comunità di fede e le istituzioni europee. E’ una visione ariosa e concreta. In controtendenza al resto d’Europa, l’Italia evangelica ha comunque provato a entrare nel dibattito con il patrimonio di idee del pensiero evangelico. 

Di recente, sempre l’Italia evangelica ha ricordato un importante anniversario dell’Unione Europea, prolungando la sua riflessione nel documento: “Riformare l’Europa, ma come? Una riflessione evangelica in occasione del 60° anniversario dei Trattati di Roma” (2017). Insomma, mentre nel resto dell’Europa evangelica prevale il “troppo distante dal mio letto”, in Italia c’è stato un tentativo di uscire dal proprio letto e di affrontare il tema europeo. Peccato che, sin qui, Fountain non se ne sia accorto.