Con meno copie della Bibbia stampate, quale futuro per i Gedeoni?

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Due miliardi di copie distribuite in 122 anni di attività. Questo è il numero di Bibbie (o Nuovi Testamenti) che i Gedeoni hanno instancabilmente messo nelle camere degli alberghi, delle caserme, degli ospedali, oltre a diffonderle davanti alle scuole di tutto il mondo. Sino ad ora, la curva dell’attività di questa benemerita agenzia evangelica internazionale è stata quasi sempre in ascesa: ogni anno l’aspettativa è stata di avere più Bibbie stampate e più Bibbie distribuite. Non è più così. Da quest’anno diminuiranno le copie stampate e quindi anche quelle distribuite. Perché questo calo e cosa comporta per le prospettive dell’opera? 

Come documenta un articolo di Christianity Today (17/3/2020), ci sono una serie di fattori coinvolti. C’è stata una sovra-produzione negli anni scorsi cui si accompagna la maggiore difficoltà intervenuta nella distribuzione capillare. Anche in Paesi tradizionalmente molto ricettivi come gli USA, dove la “Bibbia dei Gedeoni” era sinonimo di oggetto che si trova in una stanza d’albergo, è diventato meno agevole riempire le stanze e rifornirle. Molti alberghi non sono più così indiscriminatamente aperti a ricevere le copie dei Gedeoni da mettere sui comodini, vuoi per indifferenza generale, vuoi per un atteggiamento ostile verso l’ostentazione della fede nei luoghi pubblici. Il clima è cambiato. Dunque, magazzini pieni e minore capacità di assorbimento spiegano la decisione di chiudere alcune stamperie dei Gedeoni che erano esclusivamente dedicate alla produzione di copie delle Bibbie a basso prezzo per la grande distribuzione.

Forse la necessità più urgente non è tanto e solo la distribuzione materiale della Bibbia quanto la spiegazione, la predicazione e la condivisione della Bibbia.

Oltre a ragioni quantitative con i loro inevitabili risvolti economici, bisogna prendere atto anche di un fattore culturale. La distribuzione a pioggia e gratuita delle Bibbie può aver fatto il suo tempo, almeno in alcune regioni del mondo. Ora che le Bibbie sono disponibili anche nei supermercati, nelle edicole, negli autogrill e, soprattutto su varie piattaforme digitali e gratuite, l’appeal di avere in mano una copia del Nuovo Testamento ha perso molto della sua forza. In società opulente abituate ad intrattenimenti molto sofisticati, le persone tendono a guardare con una certa sufficienza l’offerta di un libro in dono da parte di un estraneo. Inoltre, negli alberghi ci sono tante attrazioni (pay tv, palestre, ecc.) che la lettura di un libro nel cassetto del comodino passa in secondo, terzo piano. Anche questo fascio di ragioni spiega, almeno in parte, la cura dimagrante della produzione dei Gedeoni.

Ciò vuol dire che la “mission” dei Gedeoni sia avviata ad un inesorabile declino? Non proprio. La Bibbia va ancora materialmente distribuita a tutte le latitudini e longitudini, in tutti i modi possibili. Ciò vale anche per l’Italia in cui la cultura religiosa di maggioranza ha storicamente “nascosto” la Bibbia al popolo e l’ignoranza della Bibbia è crassa. Certamente, questa contrazione della produzione è l’occasione anche per una riflessione sui cambiamenti in corso. Forse la necessità più urgente non è tanto e solo la distribuzione materiale della Bibbia quanto la spiegazione, la predicazione e la condivisione della Bibbia. Nel linguaggio evangelico contemporaneo si parla di “Bible engagement”, cioè dell’avvicinamento personale alla Bibbia (lettura, comprensione, applicazione) come di una priorità fuori e dentro la chiesa. Oggi, anche in Italia, la Bibbia è materialmente presente in ogni casa, ma è ancora un libro “chiuso” per molte, troppe persone. Va distribuito, ma va ancor più “aperto” ai cuori e alle menti.