Cristianesimo e liberalismo (V). Gesù Cristo è da imitare perché è da adorare

 
 

In occasione del centenario della pubblicazione di Cristianesimo e liberalismo (1923) di Gresham Machen, pubblicato in italiano da Alfa&Omega nel 2014, Loci communes ha deciso di dedicare degli articoli ad ogni capitolo dell’opera.

Giunti a questo punto del libro, si sarà ormai capito che il problema centrale del liberalismo è la negazione del soprannaturale. Dato che la ragione corrotta dell’uomo diventa sia il mezzo che il fine attraverso il quale valutare la realtà, tutto ciò che è empiricamente e scientificamente “inaccettabile” secondo i canoni umani, come la trascendenza di Dio, la Trinità, il peccato e l’ispirazione della Bibbia, diventa un ostacolo, anziché il fondamento stesso della dottrina cristiana. Ovviamente, lo stesso vale per Gesù Cristo: egli cessa di essere creduto e confessato in quanto Figlio di Dio, ma diventa solamente il miglior rabbi da essere moralmente imitato. In altre parole, “Gesù è un esempio di fede, ma non è l’oggetto della fede. Il liberale moderno tenta di avere una fede in Dio come egli suppone aveva Gesù, ma egli non ha fede in Gesù” (p. 93).

Non che Gesù secondo la dottrina cristiana non debba essere imitato. Anzi, è evidente dalla Parola che i credenti, chiamati alla santificazione, debbano avere come modello ultimo Gesù Cristo e ambire a giungere “allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo” (Efesini 4,13). Il punto divergente tra liberalismo e cristianesimo è il motivo di tale imitazione: “Il liberalismo considera Gesù il frutto migliore dell’umanità, mentre il cristianesimo vede in lui una persona soprannaturale” (p. 101). L’essenza del liberalismo è l’imitazione di un uomo considerato migliore di altri, mentre il fulcro del cristianesimo è credere nella persona e nell’opera redentrice di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Il cristianesimo crede in Gesù Cristo in quanto Signore e Salvatore, e perciò lo imita perché esempio supremo e perfetto, mentre il liberalismo decide di seguire le orme di un modello, senz’altro “eccezionale”, eppure relativo e imperfetto.

Ciò che si pensa di Gesù è da ricondurre a ciò che si crede di Dio e dei miracoli. Se si scinde il naturale dal soprannaturale in modo tale che il primo risulti deterministico, al massimo deistico, e il secondo inconcepibile, allora non si crederà nella nascita verginale del Figlio di Dio e si cercherà in tutti i modi di screditare non solo questo evento ma tutti gli altri miracoli narrati nei vangeli (così come fece Rudolf Bultmann con la sua “demitologizzazione”). Se invece si confida, così come è chiaramente illustrato nella Parola, in un Dio personale e nell’esistenza di un ordine creato, allora non si farà fatica a credere che il Signore dell’universo governa sia il naturale con la sua provvidenza sia il soprannaturale agendo con le sue opere creazionali, quindi miracolose (p. 104). Dio è sempre causa prima, ma mentre nel corso ordinario del mondo egli agisce attraverso mezzi da lui stabiliti, nel caso di eventi che trascendono l’ordinario, è chiaro che egli “manifesta direttamente la sua potenza creatrice” (p. 104). In entrambi i casi colui che agisce è un Dio di ordine; perciò, il miracolo non è da vedere come un evento che “scombussola” la realtà, ma un atto sotto il controllo “di un Dio personale, Creatore e Signore del mondo” (p. 106).  

Ecco allora che è possibile riporre la propria fiducia in Gesù Cristo, amarlo e adorarlo, servirlo e imitarlo, pregarlo e proclamarlo, perché il vero cristiano confessa con la bocca e crede con il cuore che egli è, come recita il credo Niceno-Costantinopolitano,

“Unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine”. Amen.

(continua)

Della stessa serie:
Cristianesimo e liberalismo (I). Dopo cento anni è ancora attuale?” (28/3/2023)
Cristianesimo e liberalismo (II). Il legame indissolubile tra storia e dottrina” (22/5/2023)
“Cristianesimo e liberalismo (III). Il segno distintivo del cristiano? Il cuore infranto” (18/07/2023)
“Cristianesimo e liberalismo (IV). Se l’ispirazione plenaria vivifica…la scelta arbitraria mortifica!” (20/11/2023)