Il caso Breccia di Roma su Christianity Today

 
 

Essere una minoranza religiosa nei Paesi a maggioranza cattolica comporta delle sfide complicata per le chiese evangeliche europee. Questo è quello che emerge dall’articolo pubblicato da Christianity Today (19/2/2024) che contiene anche un’intervista a Leonardo De Chirico. Partendo dal caso legale in cui la chiesa evangelica Breccia di Roma è coinvolta ormai da anni, l’articolo amplia la prospettiva anche ad altri Paesi quali la Spagna e l’Irlanda, notando simili problematiche. 

Il caso Breccia di Roma è presto detto. Avendo acquistato un locale in centro a Roma nel 2016, la chiesa evangelica Breccia di Roma aveva richiesto, ed ottenuto, di cambiare la destinazione d’uso di quello che prima era registrato al catasto come locale commerciale in locale di culto.  

Nonostante l’avvenuta riclassificazione, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto di fare un accertamento per contestare l’esenzione dalle imposte sull’immobile prevista per OGNI locale di culto dalla legge italiana. La motivazione addotta dall’Agenzia delle Entrate è pretestuosa e inconsistente, ma svela le conseguenze di una cultura disabituata al pluralismo religioso, analfabeta rispetto all’evangelicalismo e povera di tolleranza. 

Per l’Agenzia, infatti, il locale manca delle caratteristiche intrinseche ai comuni locali di culto. Nell’appello presentato in secondo grado, dopo aver perso la causa, l’Agenzia ha insistito ancora sulle fattezze del locale mostrando esempi di luoghi di culto storici e monumentali che nulla hanno a che vedere con le esigenze di una chiesa evangelica contemporanea e che ha deciso di allestire i propri spazi in maniera funzionale e polivalente.  

L’insistenza dell’Agenzia delle Entrate è arrivata al punto da potersi ritenere una forma vessatoria perché, dopo aver perso in due gradi di giudizio, si è appellata alla Corte di Cassazione con le stesse motivazioni.  

È evidente che per l’Agenzia delle Entrate un locale semplice, senza altari, senza statue o ornamenti monumentali, non ha la stessa dignità di locale di culto di quelli a cui si è “genericamente abituati”. 

I locali a cui si è comunemente abituati, sono i luoghi di culto di cui Roma è piena. Ogni angolo della città ha una sua chiesa, basilica, cappella, con un valore storico e artistico che ancora oggi sottolinea l’influenza che nei secoli il cattolicesimo ha avuto in questa città e di conseguenza sull’Italia. Il problema è infatti cruciale per la salute della libertà religiosa in Italia, ma è anche sintomo di un modus operandi ben più esteso. 

Come l’articolo di CT sottolinea, paesi come Italia, Spagna e Irlanda, storicamente a maggioranza cattolica, vivono una fase del pluralismo religioso ancora embrionale. La confessione religiosa cattolica, infatti ,con la sua centenaria commistione Stato e chiesa, ha fatto fatica, nei secoli, a distinguere i due aspetti e il risultato è che, ancora oggi, paesi costituzionalmente laici, debbano affrontare casi come quello di Breccia, dove emerge tutta l’incapacità del Sistema Paese di relazionarsi egualitariamente con le minoranze.  

Mentre l’aspetto più cattolico e meno romano della Chiesa di Papa Francesco affascina tanti evangelici (anche nei Paesi menzionati sopra) che guardano all’ecumenismo, di fatto il cattolicesimo culturale di cui la nostra burocrazia è ancora imbevuta è incapace di fare i conti fino in fondo col pluralismo.  

L’articolo si sofferma anche sulle sbavature recenti di organismi evangelici internazionali nelle loro relazioni con il cattolicesimo. Esso mostra che la critica evangelica ad atteggiamenti superficiali e sentimentali nei confronti del papa e della chiesa cattolica sono diffusi in molti Paesi europei.  

È importante che la stampa evangelica internazionale continui ad occuparsi del caso Breccia di Roma visto che il caso è stato portato dalla Commissione Libertà Religiosa dell’Alleanza Evangelica Mondiale all’attenzione delle Nazioni Unite di Ginevra a proposito del dossier Italia. Dopo Evangelical Focus (internazionale), Evangelicals Now (britannico), Cvandaag e Reformatorisch Dagblad (olandese), ora anche Christianity Today (USA) ne parla, con anche la traduzione francese