Karl Barth e le convergenze ecumeniche con Roma. Intorno ad un libro
Complimenti alla casa editrice Queriniana per aver inaugurato una collana per la pubblicazione delle tesi di dottorato in teologia (Biblioteca accademica) e per aver inserito in essa il volume di Diego Zanda, «In Christus durch den Heiligen Geist». Antropologia e pneumatologia nella «Kirchliche Dogmatik» di Karl Barth, Brescia, Queriniana 2025.
Zanda è docente di teologia sistematica alla Facoltà Teologica di Sardegna e in questo volume tratta il rapporto tra l’antropologia e la pneumatologia in Barth nella Dogmatica ecclesiale. In estrema sintesi, Barth ha posto Cristo come chiave dell’antropologia (e non più Adamo, il primo uomo, a cui si aggiunge Cristo, il nuovo uomo), ma Cristo come fondamento di ogni indagine sull’umano e di ogni essere umano. Eppure, considerata la differenza tra l’umanità di Cristo (piena umanità ma senza il peccato) e la nostra (piena e peccaminosa), lo Spirito Santo sarebbe il “ponte” che collega Cristo a noi. “In Cristo per mezzo dello Spirito Santo” è dunque l’espressione ripresa nel titolo del volume che sintetizza la proposta di lettura di Barth da parte di Zanda. Se non altro, il volume testimonia il fatto che il pensiero di Barth sia ancora “vivo” nella riflessione teologica contemporanea, anche di ambito cattolico e anche in Italia.
Molto interessante è stata la presentazione alla Facoltà Teologica di Sardegna del libro di Zanda, con interventi di Riccardo Battocchio (presidente dell’Associazione Teologica Italiana) e Matteo Vinti (docente di teologia dogmatica a Cagliari), oltre che dell’autore. In questo articolo non riprenderò tutti i temi toccati, ma solo alcuni che si concentrano sulla lettura “cattolica” di Barth che è emersa nei vari interventi.
Perché Barth interessa alla teologia cattolica? Per molte ragioni, ma una in particolare colpisce. Con la sua concentrazione cristologica, Barth ha aiutato indirettamente il cattolicesimo a superare la rigida impostazione neo-tomista di inizio Novecento.
Quest’ultima postulava una netta distinzione tra la “natura” e la “grazia”. La prima ha una sua autonomia naturale, la seconda la eleva al suo fine soprannaturale. La chiesa fungeva da agenzia che, con i sacramenti, permetteva l’elevazione della natura alla grazia.
In termini antropologici, il neo-tomismo cattolico funzionava così: l’uomo naturale ha la sua vita autonoma; solo con i sacramenti in nome di Cristo, la persona viene elevata alla grazia. In questo senso, Cristo “aggiunge” qualcosa all’uomo e lo “perfeziona”, ma non lo fonda.
Al contrario, Barth dice che Cristo è il fondamento dell’uomo, di ogni uomo. Contro il neo-tomismo, per lui non esiste un uomo “naturale” su cui, in modo estrinseco, Cristo viene appoggiato sopra. Per Barth, Cristo è l’uomo da cui tutti derivano: tutti sono eletti in lui.
La teologia cattolica sarebbe arrivata alla stessa conclusione con l’aggiornamento della “nuova teologia” di De Lubac, il Vaticano II (Gaudium et spes) e le tendenze post-conciliari (K. Rahner, H.U von Balthasar). Anche per queste correnti teologiche cattoliche, non esiste un uomo naturale, in quanto siamo tutti già in Cristo, già recettori della sua grazia, già “cristiani” che ne siamo consapevoli o meno.
Si capisce allora che l’antropologia di Karl Barth si muove sullo stesso terreno della teologia cattolica “aggiornata” dopo il Concilio Vaticano II: siamo tutti già in Cristo, senza esclusione. Per questo è possibile, anzi doveroso, sia l’ecumenismo sia la fraternità tra le religioni. Per dirla con Papa Francesco, siamo “fratelli tutti”.
Le convergenze tra Karl Barth e il cattolicesimo sono indubbie, mentre le sue affinità con l’evangelicalismo sono più apparenti che reali. Tra l’altro, sia Barth che il cattolicesimo arrivano a posizioni universaliste, anche se non sempre argomentate con consapevolezza: se tutte le donne e gli uomini sono definiti “in Cristo”, non ne consegue che tutte/i saranno salvati, sia che siano credenti in Cristo sia che non lo siano?
Che ne è dell’insegnamento biblico secondo cui siamo tutti peccatori, privi della gloria di Dio, senza esclusione? La concentrazione cristologica barthiana-cattolica non elimina un dato biblico fondamentale: e cioè che nasciamo tutti in Adamo e, solo se credenti, rinasciamo in Gesù Cristo?