Tudo è de Cristo! Anche il Brasile pensa “tutte le cose” alla luce del Vangelo
Cristo è Signore. È la confessione fatta con la bocca e creduta con il cuore di migliaia di credenti in giro per il mondo. Signore non solo della nostra anima, non solo della sua chiesa, ma di tutte le cose! Se tutto è di Cristo, tutto è stato creato per mezzo di lui, tutto sussiste in lui e tutto ritorna a lui (Colossesi 1,13-20), allora sarà nostro impegno pensare e vivere ogni aspetto della realtà visibile e invisibile alla luce di Cristo e del suo Vangelo.
È con questo proposito e spirito che circa trecento persone, sia locali che internazionali, hanno partecipato alla conferenza "A public Gospel: Evangelicals, Neo-Calvinism, and society” tenutasi alla MacKenzie University a Sao Paulo in Brasile dal 21 al 23 maggio. La tradizione evangelica passata alla storia con il nome di neo-calvinismo, grazie all’ingegno di Abraham Kuyper (1837-1920) e Herman Bavinck (1854-1921), oggi attrae più interesse nel sud del mondo che nel suo paese di origine.
Ecco perché i rappresentanti della tre maggiori istituzioni focalizzate sul neo-calvinismo, cioè l’Università teologica di Utrecht, l’Università di Edimburgo e il Seminario teologico di Fuller, hanno deciso di organizzare tre conferenze nei tre continenti da cui proviene la maggior parte degli studiosi interessati all’intersezione tra teologia, cultura e sfera pubblica: Sud America (2025), Asia (2027) e Africa (2029). Si tratta di una novità rispetto ad altre conferenze consolidate nel tempo, come la Kuyper conference e la Neo-Calvinism conference.
Oltre a intavolare relazioni, accrescere la conoscenza reciproca delle rispettive ricerche e identificare opportunità di collaborazioni, la pre-conferenza ha gettato luce sulla realtà brasiliana. L’interesse per il neo-calvinismo nasce grazie alle traduzioni fatte negli ultimi 25 anni degli scritti di Kuyper e Bavinck, e dei loro epigoni (soprattutto di Herman Dooyeweerd, ma anche di Cornelius Van Til, Francis Schaeffer, Albert M. Wolters, William Edgar e Timothy Keller).
L’editoria, come spesso accade, ha portato con sé un vento di collegialità che nel tempo ha permesso la fondazione di istituzioni interessate a contestualizzare la teologia evangelico-riformata in Brasile, come L’Abri Brasil (2008), Cidade Viva (2010), Istituto Kuyper (2017), Istituto Schaeffer de Teologia e Cultura (2018) e l’Invisible college (2019). L’ultimo stadio è quello attuale: diversi brasiliani, molti dei quali pastori, sono impegnati nell’insegnamento accademico, nella divulgazione, nelle traduzioni e in dottorati.
Tra le plenarie, quella di Guilherme de Carvalho, pastore battista e fondatore de L’Abri brasiliano, ha gettato luce su come pensare alla declinazione dell’ufficio regale, sacerdotale e profetico nell’ambito accademico. Se come cristiani siamo chiamati ad imitare Cristo in ogni ambito della vita, come possiamo farlo nella ricerca, nella riflessione, nella scrittura e nell’insegnamento? Essere regali vuol dire riconoscere che siamo amministratori di una conoscenza che viene da Dio, chiamati a gestire bene il nostro tempo e a impegnarci per il miglioramento della realtà istituzionali nelle quali lavoriamo.
Essere sacerdotali vuol dire adottare una postura di preghiera, di sacrificio e umiltà, non ricercando il prestigio personale, ma la gloria di Dio e l’avanzamento del suo regno. Essere profetici vuol dire essere intellettualmente onesti e integri, impegnati nella verità e per la verità di Dio, volendo piacere a lui e a non agli uomini.
Stefan Zweig (1881-1942), scrittore austriaco e contemporaneo di Kuyper e Bavinck, quando pubblicò il suo libro nel 1941, definì il Brasile “la terra del futuro” per via della sua storia (relativamente) recente, del governo, del carattere dei suoi abitanti e delle sue ricche risorse naturali. Circa 85 anni dopo probabilmente la premonizione di Zweig non si è avverata nel modo in cui egli aveva auspicato.
Nonostante ciò, possiamo sicuramente affermare un’altra cosa: oggi in Brasile ci sono credenti impegnati a proclamare, a parole e a fatti, che tutta la realtà del paese è di Cristo, colui che tiene in mano il passato, il presente e il futuro non solo del Brasile, ma anche del Sud-America e del mondo intero.