“La chiesa è Gesù stesso”: il cuore (e l’eresia) del cattolicesimo?
Per ultimo in ordine di tempo è stato il teologo evangelico Henri Blocher a sostenere che al cuore del cattolicesimo sta la concezione della chiesa come incarnazione continuata. [1] L’idea è che, in un senso forte e “reale”, la chiesa cattolica è il corpo sacramentale e mistico di Gesù come se la sua incarnazione si prolungasse in essa.
Ovviamente Blocher non si inventava nulla. Il punto teologico è affermato nel Catechismo della chiesa cattolica (n. 521), evocato dalla Lumen Gentium (nn. 8, 48 e 52) e argomentato con sfumature ed accentazioni diverse da fior di teologi cattolici moderni come J. Möhler, J.H. Newman, M.-J. Scheeben e Y. Congar.[2]
A queste autorevoli voci si aggiunge un’altra testimonianza. È quella di Robert Hugh Benson (1871-1914) nel libro Cristo nella chiesa. L’unione inscindibile tra il Salvatore e la sua Mistica Sposa, Verona, Fede & Cultura 2018. L’opera fu scritta nel 1911, pubblicata in italiano nel 1936 da Morcelliana e ripubblicata pochi anni fa dall’editore cattolico Fede & Cultura. Fino a poco tempo fa non ero a conoscenza della figura di Benson, non centrale nella teologia cattolica contemporanea, ma nemmeno trascurabile.
Convertito dall’anglicanesimo (dopo Newman) al cattolicesimo sotto il pontificato di Leone XIII, Benson diventò prete cattolico continuando a scrivere romanzi, racconti e saggi vari. Personalità brillante ed eclettica, da convertito Benson si interrogò a fondo sul “cuore” del cattolicesimo. Ecco allora che nel volumetto Cristo nella chiesa prende di petto l’autocomprensione della Chiesa di Roma e ne sviscera il significato.
Benson parte dalla frase di Gesù “Questo è il mio corpo che è dato per voi” (Luca 22,19): “quell’atto non fu che una continuazione dell’incarnazione” (11). I cattolici credono che “la Chiesa è veramente il corpo di Cristo … nella Chiesa Egli vive, parla, agisce realmente come visse, parlò e agì in Galilea e a Gerusalemme” (id.). L’analogia è dunque stabilita: come Cristo visse duemila anni fa, così “Egli vive la sua vita mistica oggi in un corpo, la Chiesa” (id.). Da ciò consegue che “le azioni della Chiesa sono le sue, la vita della Chiesa è la sua” (11-12). Ecco la tesi cattolica: “in un certo senso essa è Gesù stesso” (12).
Sulla base del prolungamento tra Cristo e la Chiesa al punto che la Chiesa è Cristo, Benson continua: “il Vangelo scritto è la narrazione di una vita passata; la Chiesa è il Vangelo vivente” (12). Per il cattolico, “Gesù Cristo vive ancora sulla terra realmente, benché in senso ‘mistico’, come visse duemila anni fa” (16).
Pertanto, “si deve concedere la stessa autorità alla voce della Chiesa come a quella di Cristo” (18). Se la Chiesa è la continuazione dell’incarnazione, “essa è “il solo e unico organo della divina rivelazione” (29).
In questo senso, l’infallibilità della chiesa e del suo Romano Pontefice “è semplicemente inevitabile e evidentemente vera” (id.) in quanto “se l’infallibilità viene attribuita a Gesù Cristo deve essere naturalmente attribuita anche al suo corpo mistico” (19). Nella concezione cattolica, esiste quindi una proprietà transitiva tra Cristo e la Chiesa cattolica al punto che ciò che può essere predicato dell’uno passa alla seconda.
L’identificazione è totale al punto che “noi, viventi sulla terra membri della Chiesa, abbiamo la stessa personalità ed energia esistenti nella figura di Gesù Cristo duemila anni fa” (20). Cristo soffre ancora nella chiesa (13) e “Gesù Cristo risuscita ancora non una o due volte ma ripetutamente nella Chiesa cattolica” (22).
Insomma, “nessuna Chiesa, esclusa quella cattolica, afferma di essere attualmente divina e di parlare con la voce di Dio” (24). Essa “continua ad ammaestrare e redimere l’umanità” (33).
Ora, pur essendo prete cattolico e voce della cultura anglosassone d’inizio Novecento, Benson non è una delle voci preminenti della teologia cattolica. Eppure, nel suo stile frizzante e tambureggiante, dà voce a quello che il magistero e la teologia cattolica ufficiale hanno elaborato nel corso dei secoli: la chiesa è il prolungamento dell’incarnazione di Gesù Cristo.
Ci sono problemi enormi con questa tesi: va oltre l’immagine biblica del corpo di Cristo (Cristo è il capo!), divinizza una comunità umana, idolatra un’istituzione, usurpa quello che va riconosciuto a Cristo soltanto (solus Christus!) secondo la Scrittura soltanto (sola Scriptura!). Va oltre e contro ciò che è scritto. Eppure, essa dà accesso alle viscere profonde del cattolicesimo di ogni tempo. In fondo, il cattolicesimo è un’eresia che ha preso la cristologia e l’ha ecclesiologizzata e, così facendo, l’ha snaturata.
[1]: Cfr. Henri Blocher La doctrine de l’Église e des sacrements, vol. 1, Vaux-sur-Seine, Edifac 2023.
[2]: Si veda Roberto Baglioni, La chiesa “continua incarnazione” del Verbo: da J.A. Möhler al Concilio Vaticano II, Napoli, Editrice Domenicana Italiana 2013.