Obrigado Portugal. Appunti da una visita

 
 

Vicino e lontano allo stesso tempo. Dal punto di vista religioso e culturale, il Portogallo ha un profilo simile a quello italiano. Paese storicamente cattolico e impregnato di cattolicesimo controriformistico, solo nell’ultimo secolo si è aperto alla testimonianza evangelica che ha messo radici con le famiglie di chiese pentecostali, dei fratelli e battiste. La presenza evangelica non ha mai “sfondato”, caratterizzandosi con chiese di piccole dimensioni, portatrici di tutte le sfide di una minoranza in una cultura impregnata di cattolicesimo e di secolarizzazione. Per di più, è solo dalla fine degli Anni Settanta che il Paese si è liberato dalla dittatura e quindi l’evangelismo portoghese solo in anni recenti si è affacciato alle reti evangeliche internazionali.

Detto questo, negli ultimi 10-15 anni il panorama religioso del Portogallo ha conosciuto qualche sussulto, non ancora sconvolgente, ma nemmeno trascurabile. Dal censimento del 2011, gli evangelici risultavano essere lo 0,8% della popolazione di 10 milioni di persone; in quello del 2021 (l’ultimo raccolto) la percentuale è salita al 2,8%. Per un Paese dell’Europa del sud, il cambiamento è rilevante. Cosa è successo? L’aumento è dovuto all’immigrazione di evangelici brasiliani che hanno più che triplicato il numero degli evangelici in un decennio. Oggi tutte le chiese evangeliche in Portogallo hanno una componente brasiliana significativa. Il fenomeno immigratorio ha visto anche la fondazione di numerose chiese di cultura brasiliana. 

Come sempre accade, i numeri dicono qualcosa, ma non dicono tutto. La realtà sul terreno è agrodolce. La crescita degli evangelici non è stata data dalla conversione di portoghesi, ma dall’arrivo di credenti brasiliani che parlano il portoghese sì, ma non proprio la lingua di Pessoa e Saramago, e sono portatori di una cultura che il portoghese medio percepisce spesso come troppo eccentrica rispetto al tradizionale timbro della “saudade” (nostalgia, malinconia) portoghese. 

Questa è la situazione che abbiamo sfiorato ed incontrato nel nostro viaggio in Portogallo. Invitati dalla Associação Proclama, dal 1 al 4 maggio abbiamo tenuto conferenze sulla fede evangelica di fronte al cattolicesimo romano a Coimbra e Lisbona. A Coimbra vi è stata un’agape delle chiese dei fratelli con duecento persone; poi incontri vari con responsabili di varie chiese a cui sono stati offerti seminari sulla comprensione evangelica del cattolicesimo. Ad Aveiro, l’incontro con le chiese della zona ha visto la partecipazione di 100 persone. Sempre a Coimbra, un convegno di un giorno (4 sessioni) ha visto un altro centinaio di persone partecipare. A Lisbona, abbiamo tenuto una lezione alla facoltà di teologia Martin Bucer (40 studenti) e poi una conferenza alla Prima chiesa battista di Lisbona la sera (50 persone). Tramite la collaborazione con la CLC portoghese, i vari incontri sono stati l’occasione per diffondere le edizioni in portoghese dei libri Stesse parole, mondi diversi, su Maria e sul papato.

Perché questo interesse per il cattolicesimo romano e perché questo invito alla Reformanda Initiative? In vari circoli evangelici, ci sono preoccupazioni crescenti su scelte "ecumeniche" di organismi evangelici rappresentativi e movimenti studenteschi un tempo aventi una posizione limpida a riguardo: sì al dialogo rispettoso nella consapevolezza che il cattolicesimo è altro rispetto alla fede evangelica, no alla “missione comune” in mancanza di accordo sull’evangelo. La Giornata mondiale della gioventù in Portogallo (iniziativa cattolica del 2023), con la partecipazione di papa Francesco, ha visto alcuni evangelici perorare la causa dell’unità coi cattolici, attraverso concerti, incontri e iniziative comuni. Questo evento ha messo in luce quanto la nuova generazione di evangelici abbia poco presente quali siano gli impegni dottrinali e spirituali del cattolicesimo e come questi non siano compatibili con i cardini della fede evangelica basata su Gesù Cristo solo Salvatore e Signore, sulla Bibbia come autorità suprema per la fede e per la vita e sulla sola fede come la via di salvezza. 

Il nostro contributo è stato ben ricevuto. Abbiamo ascoltato tante storie e domande, cercando di interagire in modo utile e costruttivo. In un ritaglio di tempo tra una conferenza e l’altra, abbiamo visitato Fatima (cittadina tra Lisbona e Coimbra), luogo di apparizione mariana e di pellegrinaggi cattolici. Lì è chiaro quali siano le fondamenta del cattolicesimo. Nella grande piazza del santuario, c’è una statua di Cristo, ma il vero centro è Maria. A lei la gente si inginocchia, per lei snocciola il rosario, a lei offre candele e petizioni. Ovunque nei pressi del santuario ci sono inviti alla “preghiera”, ma si tratta di preghiera a Maria. 

Quella piazza è specchio del cattolicesimo romano: un universo di simboli, credi e pratiche non in asse con il cristianesimo biblico. Per questo gli evangelici devono esercitare discernimento e non cedere alle sirene di chi dice che bisogna essere “uniti”. L’unità si fa nella verità e nella carità. Se non è fondata sulla Parola di Dio e vissuta da credenti nati di nuovo, non è unità cristiana. Di questo abbiamo parlato in Portogallo cercando di incoraggiare il discernimento evangelico e di stabilire iniziative locali volte a tenerlo vivo. Obrigado Portugal.