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Chiesa sinodale? Forse ma il primato di Pietro non si tocca

Efficacissimo il titolo: “fermo restando il primato della cattedra di Pietro”. Qualunque cosa “sinodale” voglia dire, tutto può muoversi tranne il primato di Pietro che deve stare “fermo”. Sembra che tutto possa entrare nella dinamica sinodale (diaconato femminile, accettazione della comunità lgbtq+, idea di chiesa come tenda aperta dove tutti sono “fratelli”, ecc.) fatto salvo il papato che rimane intoccato.

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La “Chiesa sinodale” tra percorsi storici ed incertezze attuali

La “Chiesa sinodale” vuole rispecchiare sia il Concilio di Trento, sia il Vaticano II. Vuole mantenere la forma gerarchica e aggiungere quella partecipativa. Vuole essere sia teologica, sia sociologica. Vuole essere sia magisteriale, sia inclusiva e in ascolto a tutti. La sinodalità sembra essere l’ultima frontiera dell’et-et cattolico: essere tutto e il suo contrario allo stesso tempo.

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Una cattolicità ancora più diluita. Niente di nuovo sul fronte della chiesa sinodale

Se non è la testimonianza evangelica che si assume la responsabilità di annunciare l’evangelo biblico nella sua integrità, da parte cattolica non si troveranno grandi reazioni se non quelle del tipo: “siamo già tutti fratelli, le questioni dottrinali contano poco”.

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Quando papa Francesco parla di “riforma” cosa ha in mente?

Nell’ottica del papa, riforma non ha per niente a che fare con una riforma dottrinale nel senso di un cambiamento dell’assetto dogmatico o anche magisteriale della chiesa. La riforma per lui è l’accelerazione del rinnovamento impresso dal Vaticano II in chiave continuista e organica rispetto alla tradizione viva della chiesa di Roma.

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