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Abbandonare la parola “evangelico”?

Dopo il ciclone Trump, uno degli interrogativi che settori della cultura religiosa americana si stanno ponendo è: la parola “evangelico” va abbandonata? Visto che gli “evangelici” sono stati identificati con una categoria politica (conservatrice), partitica (repubblicana), culturale (nazionalista) ed emotiva (arrabbiata e divisiva), il termine “evangelico” ha esaurito la sua spendibilità? Va rimosso?

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Preparati per cosa? Le ambizioni del servizio cristiano

Essendo discepoli di Cristo inviati da Lui nel mondo, noi siamo un popolo profetico che proclama la Parola di Dio, un popolo di sacerdoti che pregano, un popolo regale che vive l’ordine di Dio ristabilito da Cristo. Come responsabili, anziani, pastori, diaconi delle chiese, la nostra vocazione è parlare fedelmente, agire fedelmente, vivere fedelmente.

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Pordenone prima città per vivibilità, Foggia ultima. Quanto dipende dalle chiese evangeliche?

La classifica utilizza vari indicatori sociali, economici e culturali. Domanda: quanto la presenza evangelica nelle varie città influisce sul grado di vivibilità delle stesse? In che modo la testimonianza dell’evangelo ad opera di comunità locali impatta la vita cittadina al punto da essere registrabile anche in ricerche giornalistiche e sociologiche?

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La breccia dell'evangelo per la tua vita

Attraverso la Parola di Dio abbiamo conosciuto quel Vangelo tenuto nascosto per secoli ai romani ed entrato finalmente in questa città quel 20 settembre 1870. Il vangelo di Dio ci ha donato la comprensione di essere dei peccatori, ci ha aperto gli occhi e ci ha spinti piegare le nostre ginocchia a Gesù Cristo, l’unico uomo-Dio capace di fare breccia nel nostro peccato e di salvarci da una dannazione eterna.

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Il coraggio di essere protestanti

Questo volume è una sorta di bilancio della quadrilogia in cui le tesi di Wells vengono riprese. In sostanza, per l’A. si è verificato un allontanamento dalla passione per la “verità” verso forme della fede maggiormente legate ai modelli del marketing religioso e alle dimensioni “emergenti” della spiritualità. L’identità evangelicale è così diventata un ibrido, sempre più teologicamente invertebrato, sempre più “leggero” sul piano dottrinale, sempre più definito da altri tratti rispetto a quelli tradizionali: il “potere”, la “comodità”, la “soddisfazione” individuale.

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Perchè Dio è “semplice”?

Contro le critiche di chi pensa che la semplicità di Dio porti ad una monade metafisica, l’A. ben argomenta che, biblicamente parlando, l’autosufficienza di Dio è “relazionale”, nel senso che Dio è un essere trino che, pur essendo semplice, è una comunione di Persone. La sua essenza è programmaticamente aperta ad essere uno spazio di relazioni interdipendenti tra Padre, Figlio e Spirito Santo. La sua semplicità è quindi sommamente personale.

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Ragioni per Dio: perché è giusto parlare di Dio nello spazio pubblico?

Quando la fede si lega ad un’ideologia, cioè ad un sistema chiuso, incapace di dialogo e di collaborazione, inetto a conversare in modo civile, allora rende un pessimo servizio al bene comune. Quando la fede diventa un ghetto ideologico settario che non sa interfacciarsi con il pluralismo e va in cortocircuito rispetto alla complessità. Questa è una fede malata, patologica.

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